22 settembre 2013

Fogli sparsi

"Ogni tanto penso ancora a lei. Ma son passati anni, secoli, ere; acqua sotto i ponti e uno spazio senza fine, rotoli di chilometri che ormai non conto più. Il tempo e la distanza attenuano i ricordi, così è, e allora sono solo abissi approssimativi, crepacci abbozzati a spaccarmi l'anima ora. Forse ho sofferto per lei, o magari ne ho solo amato la nostalgia durante quel lungo tempo trascorso tra il giorno in cui promettemmo di rivederci e quello in cui realizzai che non sarebbe accaduto mai. Ricordo a fatica. Le promesse sono vaghe e belle, fumo d'incensi che una volta svanito non lascia che sensazioni morbide e vaghe, assieme alla coscienza - o la speranza - che tutto sarebbe stato troppo, se fosse durato più di così. Bisognerebbe tener sempre presente lo scadere d'ogni magia."

Il foglio macchiato d'unto stava appeso tra molti altri, parole storte dal vino a tappezzar il muro scrostato di quel circolo da due soldi, un singolo stanzone di sedie spaiate e tavoli consunti, con la copale raschiata via da anni intensi di carte e gomiti a strisciar su e giù. Messaggi che erano il risultato dell'incontro tra spirito d'uva e anime d'uomini, incerte tracce di pennarelli su carta giallada cucina: frasi uscite da fondi di bottiglia, affermazioni scontate, dichiarazioni d'amore sincere e altrettanto sinceri insulti, frasi insensate, amare constatazioni, folli dichiarazioni e una quantità d'oscenità tale che solo le mura di un'osteria potevan reggerle senza crollare.

- I bicchieri solitari son tristi, è per questo che si brinda, per farli sentire meno soli. -

La voce dell'oste sa di Marlboro e vino rosso, suono di legno grezzo venato dai cerchi di molte stagioni. A accompagnare quelle parole una bottiglia atterra sul tavolo, troneggiando a suo agio su un campo ben conosciuto.


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